Quando il dolore morale perde la salutare funzione di avvertimento, di allarme e di spinta ad aiutare il nostro simile, inizia il tempo della cecità morale.
- Zygmunt Bauman
Ai politici non si può rimproverare più nulla, sono esseri perfetti a prescindere dal partito che gli ospita e li ha fatti eleggere. Non accettano rimproveri perchè unti, misteriosamente, da qualche Potente Spirito Santo: pensano di compiere la volontà del Popolo persino a volte paraculando senza ritegno. Non tutti naturalmente.
Le nuove generazioni di politici, istruiti per titoli, sono state investite dalla necessità di fare meglio dei propri nonni e padri (anch’essi per puro caso in politica?), senza tuttavia cambiare sistema ovvero mettendo prima il partito e poi il Popolo. Il Popolo sarebbe sovrano seppure di un Paese i cui debiti li stiamo pagando da più di 80 anni.
Ogni qualvolta si pone il diritto-dovere di voto, mi chiedo sempre nel nome di quale cambiamento io debba farlo. E se esiste la possibilità di fare il bene comune come lo fecero (senza risultati epocali per colpe non loro) Moro e Berlinguer e tutti i padri Costituenti. Per fortuna abbiamo avuto esseri umani come loro.
Ho compreso, posso sbagliare, che in questo merdaio persino i più attenti possono sporcarsi le scarpe camminando verso il giusto. Quanto è distante il giusto, e cosa più importante, come si può spiegare la politica senza spiegare la società?
La colpa è anche nostra perché abbiamo consegnato le nostre libertà ai più incapaci e spregiudicati, abbiamo perso la spinta al dissenso, ci stanno rubando il futuro.
Potrebbe bastare, utopico, educare alla Democrazia e al rispetto. Democrazia intesa come governo del Popolo e governo della Legge: giusto spazio ai bisogni degli esseri umani e confini morali ed etici e giuridici appropriati.
Spiegare che certe libertà non sono operative sempre, ma vanno difese giornalmente. Le nostre società ora hanno bisogno di Partigiani della cultura.
Il sociologo Bauman resta un integerrimo critico della nostra società, della politica, del potere.
Prendo spunto e riflessioni da un libro comprato su di una bancarella in un mercatino dell’usato. Questo libro, giganteso non per pagine ma per la potenza e l’onestà del pensiero contenuto, si intitola: Zygmunt Bauman-Leonidas Donskis, Cecità Morale, Economica Laterza Editore.
Vi propongo un passaggio molto bello:
[…] Penso lo sappiano persino neanche tu esisti. Il mondo della tecnologia non ti perdonerà il tradimento. Se rifiuti di entrare in Facebook perderai gli amici (e la cosa grottesca è che su Facebook puoi avere migliaia di amici, sebbene i classici della letteratura ci avvertano che nella vita trovare anche un solo amico è un miracolo, un dono del cielo). E rifiutando non perderai solo delle relazio-ni: andrai incontro a una segregazione sociale par excellence.
Se non dichiari (e paghi) le tasse in modalità elettronica ti ritroverai isolato socialmente. La tecnologia non ti consente di rimanere in disparte. Il posso si tramuta in devo: posso, dunque sono obbligato a farlo. Non sono ammesse incertez-ze. Viviamo in una realtà di opportunità, non di dilemmi […].
Nell’introduzione intitolata L’esclusività del male, al libro poc’anzi citato Cecità Morale, Leonidas Donskis (ha insegnato Scienza Politica alla Vytautas Magnus University di Kaunas in Lituania ed ex Membro del Parlamento Europeo) dialoga con Bauman, definendolo un sociologo atipico. Scrive:
Un filosofo della vita quotidiana. Intesse il proprio pensiero e linguaggio di tanti fili diversi: alta teoria; sogni e visioni poli-tiche; le ansie e i tormenti di quell'unità statistica elementare che è l'uomo o la donna comune; la critica lucida, spietata, affilata come la lama di un rasoio, ai potenti del mondo; e l'analisi sociologica delle loro idee irritanti, della loro vanità, del loro sfrenato bisogno di attenzione e di popolarità, della loro insensibilità, dei loro autoinganni.
Tutto questo non sorprende: Bauman è soprattutto un sociologo dell'immaginazione, dei sentimenti, dei rapporti umani - amore, amicizia, disperazione, indifferenza, insensibilità - e dell'esperienza interiore. E uno dei segni distintivi del suo modo di pensare è proprio la facilità con cui passa da un discorso all'altro.
Bauman è forse l'unico sociologo al mondo (ed egli è senza dubbio, accanto ad Anthony Giddens e Ulrich Beck, uno dei grandi sociologi del nostro tempo), e (con Umberto Eco, Giorgio Agamben, Michel Serres, Jürgen Habermas) uno dei pochi grandi pensatori che, oltre a padroneggiare il linguag gio dell'alta teoria, sappiano anche passare con disinvoltura a quello della pubblicità, degli spot televisivi, degli sms, degli esperti di motivazione e dei guru degli affari, degli stereotipi dei commenti Facebook, per poi fare ritorno ai codici (e ai temi) della teoria sociale, della letteratura contemporanea, dei classici della filosofia.
Donskis si lascia andare a considerazioni interessanti:
Il male non è solo guerra o ideologie totalitarie, e oggi si rivela soprattutto nella mancata reazione alle sofferenze altrui, nel rifiuto di capire gli altri, nell'insensibilità e nel gesto di distogliere gli occhi da uno sguardo etico che ci fissa in silen-zio. Si rivela, per esempio, nel modo in cui dei servizi segreti animati da patriottismo e senso del dovere, la cui profondità e autenticità mai verrebbero messe in dubbio da un esperto di etica kantiana, e nemmeno da Kant in persona, non esitano a distruggere la vita di un uomo o di una donna comuni solo perché forse non si può fare diversamente; o perché si sono trovati al momento sbagliato nel posto sbagliato; o perché il modello prevalente delle relazioni internazionali è cambiato; o perché dovevano un favore ai servizi segreti di un paese amico; o magari solo perché qualcuno voleva dar prova di fedeltà e dedizione al sistema, ossia allo Stato e alle strutture che lo controllano.
Questa forma ci consente di sviluppare un dialogo sociologico e filosofico sulla cattiva notizia che nega l'Utopia di Moro: il fatto che la globalizzazione - volendo parafrasare in un aforisma un'idea di Milan Kundera - è il tramonto dell'ultima speranza che esista ancora, da qualche parte, un luogo dove sia possibile fuggire e trovare la felicità. Dell'al-tima speranza che esista una terra diversa dalla nostra, dove sia possibile opporsi alla sensazione di perdita del senso e dei criteri morali e, in ultima analisi, alla cecità morale e alla perdita della sensibilità.
Amen.